AUSCHWITZ CON BAMBINI, LA NOSTRA ESPERIENZA

AUSCHWITZ – Ne avete letto. Ed è stato orribile. L’avete visto in tv. Ed è stato orribile. Lo avete studiato a scuola. Ed è stato orribile.

Immaginate di vedere quei luoghi con i vostri occhi; toccarli; sentire sulla pelle tutto l’orrore vissuto e perpetrato. E vi renderete conto che quello che avete letto, visto in tv, studiato sui libri è stata poca cosa. Non credevi fosse possibile e invece si va oltre l’orribile: quella realtà ti scava dentro, ti gela l’anima, ti fa mancare il respiro. Vedere, toccare, sentire è un’altra cosa.

Per questo ho deciso, dopo tanta riflessione, di portare con me i miei bambini nella visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Devono sapere, vedere, toccare, sentire. Perché è un’altra cosa.

Prima della partenza per il nostro viaggio a Cracovia ne ho parlato tanto con Pietro e Vittoria, abbiamo letto assieme la storia di Irena Sendlerowa (dal libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”) che durante la seconda guerra mondiale in tre mesi salvò 2.500 bambini ebrei destinati ai campi di sterminio. Irena nascose i bambini dappertutto: sacchi, valigie piene di vestiti, scatole, perfino bare! Quando i bambini più piccoli piangevano, per distrarre i soldati nazisti e coprire il pianto, Irena addestrò un cane ad abbaiare a comando.

Partendo da questa lettura, i bambini mi hanno fatto tantissime domande sul nazismo e sulle brutture di quegli anni e io ho raccontato loro ogni cosa senza censure. Erano ovviamente sconvolti dai miei racconti, ma erano entrambi sicuri di voler visitare quei luoghi. Non vi nascondo che ero molto preoccupata per l’impatto che questa esperienza avrebbe avuto su di loro, ma col senno di poi sono certa che lo rifarei:  portandoli a visitare Auschwitz ho donato loro un’indimenticabile lezione di vita. Hanno capito che l’uomo può anche essere malvagio, ma il mondo è soprattutto meraviglioso, vivendo nell’amore e nel rispetto.

LA NOSTRA ESPERIENZA

I campi sono due e sono in due siti separati, Auschwitz e Birkenau: il primo è quello con la tristemente nota scritta al cancello, mentre il secondo è quello con i binari che entrano all’interno delle porte del campo. Alcuni mesi dopo la fine della guerra e la liberazione dei campi nazisti, un gruppo di ex prigionieri polacchi incominciò a diffondere l’idea di commemorare le vittime di Auschwitz. Poi nel 1947 il Parlamento Polacco approvò la delibera di salvaguardia e protezione dei terreni e degli edifici dell’ex campo e ratificò la nascita del museo statale. Nel 1979 i campi furono inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.

AUSCHWITZ I – La nostra visita è iniziata varcando proprio il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), ma come ha avuto modo di ripetere più e più volte la guida: il lavoro non ha reso libero proprio nessuno. La base di Auschwitz consisteva in 22 edifici prefabbricati di mattoni. Nel tempo, il campo si è espanso costantemente sia in termini organizzativi che di spazio. Al suo apice, nell’estate del 1944, nel complesso di Auschwitz c’erano circa 135 mila persone, che rappresentava il 25% di tutte le persone nell’intero sistema dei campi di concentramento.

Nel corso della visita oltre ai luoghi delle punizioni e delle esecuzioni, i presidi delle SS, l’ospedale degli esperimenti medici, gli archivi, abbiamo visitato la “Sezione Raccolte” in cui vengono conservati oggetti provenienti dal campo e requisiti ai deportati e agli sterminati:

  • circa 110mila scarpe
  • circa 3800 valigie
  • oltre 12mila pentole
  • circa 40 kg di paia di occhiali
  • quasi 470 protesi
  • 375 divise da prigioniero a strisce verticali
  • Quasi 2 TONNELLATE DI CAPELLI tagliati alle donne e alle bambine deportate al campo.

È stato scioccante vedere tutte quelle scarpette, tutti quei capelli umani, tutti quegli oggetti di persone innocenti derubate di ogni cosa, ma soprattutto della loro dignità e della loro umanità. L’obiettivo era prima annientarli come esseri umani, poi eliminarli fisicamente.

La nostra visita ad Auschwitz I si è conclusa entrando in una camera a gas, dove sono stati uccisi senza pietà anziani, donne, bambini, inabili al lavoro. Poi i corpi bruciati nei vicini forni crematori. Un’esperienza che non potrò mai dimenticare. Il gelo che ho provato non riesco a spiegarlo a parole.  

BIRKENAU – Subito dopo con i nostri mezzi ci siamo spostati a Birkenau. Era il più grande degli oltre 40 campi e sottocampi che componevano il complesso di Auschwitz. La maggior parte – probabilmente circa il 90% – delle vittime del campo di concentramento di Auschwitz è morta a Birkenau. Ciò significa circa un milione di persone. A Birkenau arrivavano i vagoni con i deportati. Dopo giorni di viaggio in condizioni disumane, l’arrivo al campo significava sollievo. Non sapevano che in realtà qui, alle banchine, sarebbe avvenuta la divisione: chi veniva mandato direttamente “alle docce” (a morire nelle camere a gas), chi veniva inviato nei campi di lavoro. Un semplice cenno, a destra o a sinistra, delle guardie determinava il destino dei deportati. Per Pietro e Vittoria il posto più commovente è stato il Block 16a, ovvero la baracca dei bambini, dove vivevano i bambini dopo essere stati separati dalle mamme.

Se lo rifarei?

Assolutamente sì, perché per i miei bambini è stata un’esperienza formativa e toccante, perché non hanno riportato traumi ma solo ricordi e consapevolezza di un trauma collettivo che spero non venga mai dimenticato.

INFORMAZIONI TECNICHE – Il viaggio da Cracovia dura un’ora e un quarto. Noi ci siamo affidati a Cracovia Viaggi F.H.U. Lecmar (www.cracoviaviaggi.eu – +48 506 329 569) del signor Lech Marcinkowski, molto disponibile e gentile. Abbiamo pagato 35 euro a testa (25 euro Pietro) e il pacchetto comprendeva il trasporto e la presenza di una guida in italiano durante tutta la visita (l’ingresso è gratuito, ma io vi consiglio di visitare i campi con una guida)

Prima di accedere al sito di Auschwitz ci sono dei controlli di tipo aeroportuale: è importante sapere che non possono essere portati all’interno del campo zaini con dimensione maggiori di 20×30 cm, mentre per Birkenau non ci sono limitazioni così restrittive.

La visita dura quasi un’intera giornata, quindi non prendete altri impegni. Noi siamo partiti alle 13.00 da Cracovia, siamo entrati ad Auschwitz alle 14.30 e usciti da Birkenau alle 18.30. Per informazioni ecco il sito ufficiale del campo: www.auschwitz.org

“Coloro che non ricordano il passato, sono condannati a ripeterlo”

George Santayana